Esperienze diverse per una visione d'insieme

Di seguito pubblichiamo parte della relazione finale scritta da Ludovica Zucchini Solimei, studentessa di Scienze e Tecniche Psicologiche presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, che ha svolto il suo tirocinio presso la nostra associazione. Il nostro responsabile scientifico, Silvio Morganti, è stato suo tutor e ha fatto in modo che lei potesse lavorare in vari ambiti per capire il senso, anche da un punto di vista teorico, dei nostri interventi.

Ho svolto lo stage curricolare presso UVI-Unione Volontari per l’Infanzia e l’Adolescenza nel

periodo compreso tra aprile e giugno 2022. (…)

Oltre alla partecipazione a una serie di laboratori di psicomotricità condotti dalla dott.ssa Laura

Pomari, psicomotricista e antropologa culturale, mirati alla sensibilizzazione alla comunicazione

corporea nella relazione, il mio impegno si è rivolto prevalentemente ai progetti di

alfabetizzazione e all’accompagnamento a servizi sociosanitari. (…)

Ho partecipato ai progetti L’Albero dai mille colori e Spazio Api, che si rivolgono a bambini

immigrati in età prescolare e che hanno come obiettivo l’alfabetizzazione, l’espressione di sé,

l’accompagnamento all’integrazione culturale, l’apprendimento dell’italiano e, infine, la

facilitazione dell’ingresso nella scuola primaria. Infatti, spesso questi bambini non parlano

l’italiano e non frequentano la scuola dell’infanzia per problemi burocratici o difficoltà familiari.

Per tali motivi ritengo e ho potuto sperimentare in prima persona l’urgenza di queste tipologie di

interventi nel territorio milanese.

Nei due spazi, che ho frequentato ogni settimana per tre mesi, sono presenti all’incirca una

quindicina di bambini, un’educatrice (per quanto riguarda lo Spazio Api) o una psicologa (per

quanto riguarda L’Albero) e, oltre a me, una volontaria.

L’utenza che frequenta L’Albero dai mille colori è prevalentemente di origine sinti, rumena o

egiziana, e l’età dei bambini varia dai tre ai sei anni. Per questo motivo è stato necessario spesso

differenziare l’offerta didattica, dividendo i bambini in due fasce d’età, in modo tale da poter

garantire una miglior preparazione all’ingresso nella scuola primaria ai bambini più grandi.

Per quanto riguarda lo Spazio Api, invece, i bambini sono prevalentemente di origine

sudamericana, ma sono presenti anche bambini ucraini o proveniente dal sud-est asiatico. Qui i

bambini, tranne poche eccezioni, hanno un’età compresa fra i tre e i quattro anni, quindi le attività

sono state ovviamente adattate a tale fascia d’età.

Specialmente nel contesto dell’Albero ho potuto osservare le conseguenze di un contesto di vita

caratterizzato da povertà educativa e/o svantaggio socioculturale sullo sviluppo psicofisico,

cognitivo ed emotivo del bambino fin dai primi anni di vita. Ho inoltre potuto osservare e

sperimentare in prima persona i possibili interventi educativi che si possono effettuare per

diminuire lo svantaggio socioculturale di questi bambini e, tramite la collaborazione e il dialogo

con le loro famiglie, facilitare lo sviluppo delle loro potenzialità.

È stato inoltre interessante dover interagire con un gruppo di bambini e genitori multiculturale e

multilinguistico, e venire a conoscenza dei metodi per facilitare l’apprendimento della seconda

lingua nella fascia d’età dai tre ai cinque anni. Infatti, per questi bambini, la lingua madre

rappresenta la cellula familiare, le tradizioni e i legami affettivi, mentre l’italiano rappresenta

l’apertura alla società e la possibilità di integrazione. Ho potuto sperimentare come

l’apprendimento linguistico a quest’età sia esclusivamente dato dalla necessità di relazione con

l’Altro.

Ho partecipato anche ad attività di accompagnamento e assistenza educativa di R., un ragazzo

didiciassette anni con disabilità intellettiva. Ogni lunedì, per circa tre mesi, mi sono recata a casa

sua per assisterlo nello svolgimento dei compiti scolastici, al fine di favorire l’inserimento scolastico

e una migliore inclusione sociale. Inoltre, ho svolto con R. una serie di attività ricreative o sportive, o,

quando ve ne era bisogno, l’ho accompagnato nella sede della UONPIA.

Il fine del progetto è, oltre allo sviluppo di una maggiore autonomia da parte di R., la relazione.

Riguardo a ciò, sono soddisfatta, poiché ritengo che si sia creata nel tempo una relazione efficace

sia fra me e il ragazzo, sia fra me e la sua famiglia (costituita da una madre e una sorella). Inoltre, ho

potuto divenire consapevole delle figure professionali che ruotano attorno ad un minore con

disabilità e degli strumenti educativi e psicologici volti a valorizzarne le diversità e fornirgli le

condizioni ottimali per sviluppare il proprio potenziale.

(…)

Ringraziamo Ludovica per l’esperienza condivisa!

UVI ONLUS